Quarantena blues #1: I bambini

“Mamma, ce li abbiamo gli elastici?”

Elisa, 4 anni e mezzo, ha in mano un foglio di carta su cui ha disegnato un arcobaleno e che poi ha piegato avanti e indietro decine di volte a mo’ di ventaglio. Francesco, quasi 2 anni, cerca di strapparglielo di mano e si becca uno spintone.

“Un elastico?”

“Sì, no. Due elastici.”

“Non credo che ce li abbiamo, ma a cosa ti servono?”

“Devo fare la mascherina, come ha spiegato quella signora in TV ieri.”

È mattina e il sole entra dritto dalle finestre della stanza che fa da cucina, salotto, ufficio, parco giochi. La provinciale che attraversa la vallata è deserta, più o meno come al solito. Solo un trattore verde fa avanti e indietro dal paese più a valle, dove carica la cisterna di letame, ad un campo poco lontano da qui, dove lo sparge con lentezza contadina.

“Bambini, basta urlare!” urliamo.

Mentre io e Laura cerchiamo di lavorare al computer un rumore d’altri tempi fa vibrare i vetri delle finestre. Una voce al megafono. Mi affaccio alla finestra e non vedo l’arrotino, il circo, e nemmeno un candidato sindaco in campagna elettorale. È una jeep dei vigili del fuoco: “Attenzione, per ragioni di salute e sicurezza pubblica, si ricorda alla cittadinanza che è vietato uscire di casa…” Ci guardiamo, i bambini guardano noi, i giocattoli a terra abbandonati. Silenzio.

Elisa fino a oggi non aveva mostrato interesse verso il tema virus. Nemmeno una parola. Ovviamente, come fanno i bambini, assorbiva e rielaborava. Poi d’improvviso costruisce una mascherina (ieri una tizia in TV ne ha fatta una con la carta forno e due elastici) e recita a memoria lo spot di Amadeus, con tanto di starnuto nella piega del gomito. D’improvviso chiede dei nonni con apprensione, e ci domandiamo se non dovremmo lasciarla spenta, la televisione. Di certo ha capito che la situazione non è ordinaria, che i suoi genitori hanno le antenne alzate. Di certo si sarà accorta che non andiamo più al parco né a giocare sulla neve, che non ci muoviamo dal piccolo paese in cui siamo.

“Quando il virus è morto” chiede “possiamo andare al mare col camper?”

“Sììììì!” risponde Francesco, infilandosi nel catino del bucato e afferrandone il manico a mo’ di volante. “Wrooom!”

La nostra vita (come quella di quasi tutti) è cambiata in modo repentino, ed è difficile spiegare loro il perché. Noi adulti capiamo la necessità di queste misure a livello collettivo, ma ci rendiamo conto anche che possano sembrare assurde ai bambini, soprattutto nella nostra situazione specifica, in cui pur uscendo non abbiamo avuto contatti con nessuno da quasi un mese. Qui intorno, per incontrare un’anima, devi proprio andarla a cercare. Ci sono sentieri e boschi e prati in cui disperdersi. Però la legge è uguale per tutti, ed è così che deve essere in un momento come questo.

Buoni propositi: meno televisione, più dialogo. Spiegare ai bambini quello che sappiamo, ammettere di non sapere quello che non sappiamo. Usare parole alla loro portata,rassicurare con onestà.

Domani allestiremo un parco giochi nel solaio di questa casa di tre piani, di cui siamo gli unici occupanti. Pensavamo ad un’altalena da legare alle travi del tetto e a qualche percorso ad ostacoli costruito con cartone e avanzi di legname. Se qualcuno ha idee da suggerire, è il momento di farsi avanti! Scrivetele nei commenti qui sotto, che magari possono essere utili anche ad altri genitori sull’orlo di una crisi di nervi…

5 comments Add yours
  1. Dipende molto dai materiali a disposizione.. ma, fingendo abbiate di tutto…
    _ il catino diventa una piccola piscina piena di farina gialla, che imita la sabbia, volendo c’è anche la variante in cui possono aggiungere acqua (non sono responsabile della loro condizione a fine gioco)
    _ grosse scatole da trasformare in macchine, treni, case…
    _ piccole scatole per costruire macchinine
    _ pittura con parti del corpo (anche facendo un percorso)
    _ infilaggio della pasta con uno spago (magari colorandola prima)
    Se lasciate un po’ di materiale potrebbero anche inventare direttamente loro come usarlo
    In bocca al lupo

  2. Fategli fare le spie, facendogli schivare i laser (strisce di carta igienica tesi a reticolo tra le pareti) per arrivare a rubare un diamante prezioso (cestino di cioccolatini).

    1. Diabolico e geniale! Devo trovare un’alternativa alla carta igienica per non trovarmi scoperto al momento del… bisogno. Spago colorato?

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