Nomadland – Se gli anziani vanno a vivere nei furgoni

C’è una generazione che dovrebbe essere a riposo, in pensione, e invece vive da nomade su furgoni, camper, perfino automobili. Gente di 70, 80, 90 anni che viaggia per gli Stati Uniti lavorando per sopravvivere nei magazzini di Amazon, dove percorre a piedi fino a 30km al giorno su pavimenti in cemento. Sono loro che preparano i nostri pacchi a spedizione gratuita, per poco più di 10 dollari l’ora e perdendo quel poco di salute che gli rimane. Gente che ha obbedito all’imperativo “produci, consuma, crepa”, ma che si aspettava quantomeno di crepare tra le mura di casa propria.

I guai (questa volta) sono iniziati con la crisi del 2008. Tutta la storia di quei mutui tossici, la speculazione, la bolla finanziaria esplosa in faccia alle banche. Risultato: gente senza casa né lavoro, case vuote e senza valore. La previdenza sociale, per chi ne usufruisce, da quelle parti non basta a coprire le spese per un affitto, per una sanità privata, per un costo della vita tra i più alti al mondo.

L’unica soluzione, per chi riesce a vederla, è liberarsi dal giogo e sabotare la macchina. Non riesco a pagare l’affitto? Bene, fanculo la casa: tenetevela. Non riesco a mantenere il tenore di vita del passato? Nessun problema: mangio, bevo e sono a posto. Certo, è dura. Soprattutto in una società che interpreta questi comportamenti come parassitari e li sanziona in tutti i modi. Per questo non bisogna dare nell’occhio: non devi farti beccare a dormire nella tua casa con le ruote. Non fuori dalle aree a pagamento. Devi spostarti spesso. Devi nasconderti.

Negli Stati uniti, si dice, ognuno ha una possibilità (di diventare ricco): è il sogno americano. Il problema è che chi non ce la fa, oltre al disprezzo implicito della società, si ritrova senza alcun paracadute.

Tutto questo lo racconta Jessica Bruder nella suo libro inchiesta Nomadland, frutto di mesi passati a vivere in un camper a stretto contatto con queste persone. Dal libro è stato tratto anche un film molto apprezzato, diretto da Chloé Zhao.

Potreste obiettare: E che ce frega a noi, in Italia? In effetti noi abbiamo un welfare che ci tiene in piedi se siamo senza reddito, senza casa, senza educazione. Ma le cose vanno anche osservate in prospettiva, bisogna cercare di guardare lontano.

Dal secondo dopoguerra in poi gli Stati Uniti sono stati il nostro faro. L’alleanza atlantica ci ha forse portato ad un certo tipo di progresso (ognuno giudichi da sé) ma in alcuni casi abbiamo indiscutibilmente preso il peggio. Qualche esempio? Il lavoro flessibile (leggi precario e malpagato), lo smantellamento del sistema sanitario pubblico in nome dell’efficienza (vedi la Lombardia, la sua triste disfatta durante la pandemia), uno stile di vita fondato sui consumi, sulla velocità, sulle comodità non sostenibili.

In Italia la maggior parte dei nati tra gli anni 40 e 60 è andata o andrà in pensione. Ma il futuro sembra più incerto per i più giovani, che si sono trovati alle prese con un sistema vacillante, carico di promesse tradite.

Scrivo queste righe dalla veranda del mio vecchio camper, che mi porta in vacanza e nel quale non avrei alcuna difficoltà a vivere. Mi guardo attorno e vedo pensionati che girano con case viaggianti che costano più di un appartamento al mare. Buon per loro, che si godono un meritato e agiato riposo. Accanto a loro ci siamo noi, generazioni che si arrangiano e iniziano a pensare a soluzioni alternative.

nomadland cover

Il libro:

Titolo: Nomadland
Autrice: Jessica Bruder
Editore: Edizioni Clichy
Anno: 2020
Pagine: 384
Prezzo: 17€

Rispondi