Chicago – Vignate morning blues (l’inverno dove sono cresciuto io)

Ogni tanto faccio pulizia di file dispersi. Su telefoni, schede di memoria, cloud vari che mi avvisano che ho finito lo spazio gratuito a disposizione. Perdo tempo, ma trovo sorprese. Come questa nota di cui non ricordavo, presa alle sei di un mattino di sei anni fa, su un telefono che non ho più e che per qualche motivo è finita su Google Drive. Titolo: Chicago morning blues. Nel rileggerla trovo un po’ di conforto nel vedere che mi muovo a piccoli passi, inciampando, ma nella direzione scelta.

“In treno, andando al lavoro. La luce anemica del giorno mi aspetta alla fine del tunnel, alla stazione Milano Forlanini. Guardo fuori dal finestrino senza davvero vedere i palazzi, i campi, la ruota panoramica immobile che sembra dominare un luna park per defunti.

La brina riveste tutto, e io devo cambiare gli scarponi. Già l’anno scorso dovevo, poi ho rimandato al periodo dei saldi. Quelli che ho addosso li avevo presi a Chicago, quando tutto era possibile ma un treno nella campagna grigia come il piombo era improbabile. Ricordo il momento dell’acquisto, il cielo azzurro che è più grande in America. Mi prende un minestrone di ansia, rimpianto, nostalgia nel rendermi conto che sono già passati 5 anni. Mi si allagano gli occhi. Continuo a guardare fuori.

Al bar della stazione di Vignate faccio il biglietto di ritorno, per risparmiare tempo stasera, dato che torno a casa che è di nuovo buio e la giornata è finita. Un tipo sui cinquanta con antinfortunistiche e tuta da lavoro fa andare la manetta di una slot machine. Poi mi raggiunge alla cassa per riscuotere una vincita di dieci euro. Incontro i suoi occhi vuoti. Lui non incontra nessuno.

Fuori, brina e gas di scarico. Questo è l’inverno dove sono cresciuto io.”

Photo by Jakub Kriz on Unsplash

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